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giovedì 18 settembre 2014

Zucchine ripiene e 5 ottime crocchettine di riso. Il trillo della prima campanella e il mio saluto all'estate.

Babbo: In che mese siamo adesso?
Nani: silenzio.
Babbo: Settembre.
Babbo: In che mese siamo adesso?
Caterina (sicura): Settembre.
Babbo: E che mese viene dopo?
Lorenzo (esultante): Mercoledì!
(Sono piegata sulla tavola)
Babbo: E quanti mesi ci sono in un anno?
Caterina (euforica): 44!

Una cena come tante a casetta storta. Si mangia, si parla e si ride, si ride, si ride...
Momenti di allegra genuinità familiare.

Lunedì ha suonato la prima campanella dell'anno e i nani hanno inaugurato la loro seconda stagione alla materna. Come da manuale li ho accompagnati a scuola, per una volta incredibilmente in perfetto orario. Quest'anno però siamo entrati a passi svelti dal portone e i pestiferi hanno quasi ricambiato il sorriso delle sempre bonarie bidelle che li accoglievano all'ingresso; hanno camminato  impazienti attraverso il lungo corridoio che li conduceva alle loro nuove aule di cui saranno ospiti, pare, per i prossimi due anni e che cercavamo (tutti e tre) curiosi come scimmiette. Stavolta erano emozionati, a tratti forse addirittura contenti (ora vaneggio), in ogni modo non intimoriti e spaesati come furono lo scorso settembre.

E in un battibaleno tutto è tornato come prima, come se nulla si fosse mai interotto. 
Con Lorenzo che inizia la giornata, sin dalla prima sveglia del primo giorno signori, ripeto: prima sveglia del primo giorno, con una scenata perché non si vuole alzare e con Caterina che già dopo solo il primo giorno di scuola signori, ripeto: solo dopo il primo giorno (a orario ridotto, peraltro) torna a casa così stanca da addormentarsi non appena si appoggia a qualunque cosa la sorregga e così facile alla lacrima, da farsi sfuggire un piantino al primo nonnulla (ah Caterina, Caterina, come faremo quando saremo in due con la PMS?).

Sicché eccoci, è questo il vero segno che l'estate è finita (ma è mai iniziata quest'anno?), si inizia a correre sul serio adesso, siete pronti? Io no, non lo sono mai, la cosa che mi sentireste dire più spesso se mi conosceste sarebbe: sì, ma aspetta un attimo!


mercoledì 10 settembre 2014

La colazione dei campioni: Donna Hay mon amour! Tortini al cioccolato senza farina




In effetti non era questo il post che avevo in mente di scrivere, ma poi il naturale corso degli eventi ha preso il sopravvento.
I nani sono tornati a casa, la scuola (materna) inizia lunedì prossimo e fuori, proprio in questo momento, sta piovendo a dirotto. Che faccio, vado coraggiosamente a correre dopo aver finito qui, o passo e torno a letto un'altra mezzoretta? Di sicuro più invitante la seconda, con questa pioggia che ispira coccole e spinge verso il tepore delle lenzuola, si sentono anche i tuoni: è perfetto.

Dopo la più scarsa estate di cui ho memoria, l'autunno fa già capolino, non che la cosa mi dispiaccia. Le temperature sono ancora miti, ma le giornate sono taaaanto più corte, i ritmi già taaaanto più sostenuti e io comincio ad avere voglia di maglioni caldi e avvolgenti, sciarponi e cappotti, calze pesanti da mettere su gonne corte ma non più leggere, tazze bollenti tra le mani, forno acceso un giorno sì e un altro anche, risotto fumante nel piatto, divano, film in streaming, libri a letto e di passare più tempo nella nostra casa dolce casa, la nostra casetta storta.

E così, non appena Noccolo e Fata Birichina sono tornati all'ovile hanno reclamato le loro consuete colazioni, quelle made with love dalla loro mamma, che peraltro sono il mio must preferito, il momento più adorabile che passo in cucina. 
Unico neo: i bimbi sono abitudinari in fatto di gusti, o almeno i miei un po' lo sono, mentre a me piace sperimentare in continuazione. Per loro, fatta eccezione per qualche crostata, non esisterebbero altro che tortini al cioccolato e tortini al cioccolato e anche quelli, che siano sempre uguali. Non ti azzardare a fare tanti cambiamenti, e se proprio devi, cambia semmai la ricetta, ma che l'aspetto resti sempre più o meno lo stesso (l'importante è l'apparenza, lo si impara subito, evidentemente) perché se, come me quest'ultima volta, ne riduci la grandezza a più o meno la metà del solito, rischi di sentirti dire: "mamma, ma io così non li volevo, non mi piacciono!" Poi però se li magnano a due per volta e continuerebbero, se non glieli levassi di torno!


martedì 2 settembre 2014

La peperonata di babbo




Adoro i peperoni e la peperonata, seppur non da sempre. C'è stato un tempo, ormai lontano, in cui certi piatti e certi alimenti, non mi piacevano a prescindere. Era un discorso di antipatia a pelle, ma più che altro di pregiudizio, perché spesso e volentieri decidevo ancor prima di aver assaggiato che quella determinata cosa non faceva per me. Pazza! Quante delizie mi sono persa con questa stolta condotta.

Oggi la peperonata è per me uno dei piatti più irrinunciabili dell'estate. Certo, non leggerissima, talvolta un pelino vendicativa, ma talmente gioiosa e ricca di gusto che, quand'anche dovesse decidere di restare a fare compagnia al mio stomaco un po' più a lungo del dovuto, ne varrebbe a mio avviso comunque la pena.


Tuttavia, non tutte le peperonate sono uguali e devo ammettere che una buona come quella che mangio a Casa-Base non l'ho ancora trovata, a parte la mia of course! ;-D Vuoi perché la cucina di mamma e babbo è sempre un po' più speciale di quella di ogni altra persona o persino chef al mondo, dal momento che, anche inconsapevolmente, la si associa al proprio vissuto, alla propria fanciullezza e alla propria sfera affettiva, vuoi perché la cucina del mio babbo e della mia mamma è davvero, obiettivamente, parecchio e dico parecchio apprezzabile e infatti lo è anche al di fuori delle pareti domestiche.