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martedì 31 marzo 2015

La settimana bianca


Non accadeva da un quarto di secolo, ma questo marzo piuttosto ricco di emozioni e un po' destabilizzante mi ha portato in dono anche una splendida settimana bianca, vacanza entusiasmante che mi sento davvero di consigliare a tutti quelli a cui può capitare l'occasione. Se potete, andateci senza pensarci due volte, salvo che non vi fracassiate mentre scendete dalle vette, non ve ne pentirete!
Chi come me è quindi mancato dalle piste da sci per molto tempo, beh, non potrà fare a meno di notare differenze degne di nota rispetto ai ricordi che conservava dei propri trascorsi montanari, che assumeranno di colpo tinte molto vintage, diciamo color seppia. 




Apparentemente, sulle piste molte cose sono cambiate: gli sci oggi sono molto più corti, un po' più larghi e stondati in cima e, oltre ad essere stati ottimizzati per renderti la vita più facile, cosa di non poco conto se non sei un campione, sono veramente carinitutti gli impianti di risalita sono più comodi e sicuri, le seggiovie portano anche 6 persone, gli ski-lift (e #grazieadio anche le ancore) sono pressoché scomparsi, spesso sostituiti dai tapis roulants, utili specialmente per i più piccoli. Lo ski-pass resta il solito salasso di sempre, ma per lo meno adesso viene rilevato senza neanche bisogno di tirarlo fuori dalla tasca!
L'abbigliamento degli sciatori si è rinnovato ed adeguato al gusto odierno: via quei tutoni interi che andavano una volta e che ci facevano sembrare tutti degli informi fagottoni colorati, avanti gli spezzati con pantaloni aderenti e giacche sagomate, realizzati con materiali comodi e leggeri, in stilosissime tinte fluo o in più sobri bianchi e neri, rifiniti da accessori griffati di vario genere. Insomma, sulle piste oggigiorno sono tutti pressoché fighissimi e stylish. Tuttavia, se siete tipi un po' più easy non vi preoccupate, troverete anche gente come noi, che pur vestita di riciclo, prestito e noleggio riuscirà a sciare lo stesso.


In generale c'è molta più attenzione alla sicurezza: le piste non sono più rischiose come una volta, per dire, non si trovano più quei simpatici burroni a bordo pista in cui era così divertente cadere e restare bloccati finché qualche anima compassionevole ti veniva a salvare, le discese sono più segnalate e la stragrande maggioranza della gente, e non solo i bambini, porta il casco. 
La presenza degli snowboardisti è cresciuta esponenzialmente, quindi sono spuntati spazi dedicati per fare salti e acrobazie varie. Così a cazzotto direi che la fascia di età prevalente sia la 20-40/45, gente tanto più grande non è ho ancora vista -lo snow è fatica ragazzi!- mentre in compenso si vedono moltissimi nanetti, alcuni davvero davvero piccoli, surfare la neve con una disinvoltura che, levati, io neanche in due vite di allenamento! 
Per contro, o io sono stata molto fortunata, o la crisi è arrivata anche fin quassù, perché di quelle interminabili file che ricordavo agli impianti di risalita, alle toilettes e ai rifugi non è rimasto più molto, il ché, pur dispiacendomi per l'economia locale che non ne avrà certo goduto, rende le cose per il vacanziere montanaro ancora più rilassanti.




Se come me sei stata una ragazzina fin troppo temeraria, ti scoprirai un'adulta tanto meno audace e molto più prudente (e a volte, diciamocelo, te la farai decisamente sotto!), ti accorgerai che le gambe cominceranno a farti male quanto meno dal primo pomeriggio e che il problema comincia ad essere non tanto cadere quanto rialzarsi. A volte sentirai di voler privilegiare una piacevole sosta al sole, eventualità che da piccola detestavi, invece che sbrigarti per fare ancora una pista in più e a gradire i momenti di sosta quando risali sulle piste, che prima ti sembravano forzose perdite di tempo e invece ora serviranno a distendere i muscoli decisamente non preparati allo sforzo a cui li stai improvvisamente sottoponendo. 
Cosa invece ritroverai pressoché immutato in te sarà quella sensazione di euforia, di pura gioia che si prova quando scendi dalle piste, quando ti senti scivolare via, prendi velocità, ma riesci a mantenere il controllo dei tuoi movimenti, o almeno ti illudi che sia così. Ti scoprirai a ridere, a cantare e a urlare o persino a ballettare, senza sapere nemmeno il perché, ma la cosa non ti impensierirà, perché ti sentirai felice e leggera come una bimba e non avrai bisogno di darti spiegazioni.




Cosa invece troverai notevolmente accresciuta, sarà la sensazione di pura meraviglia che ti invaderà ogni volta che poserai gli occhi sull'incredibile scenario tutto intorno a te, sulla maestosità e la bellezza delle montagne che ti abbracciano da qualsiasi direzione. A tanta perfezione quasi non riesci a credere, ti lascia senza fiato, ma invece esiste davvero, ce l'hai davanti agli occhi, anche se non riesci a capacitartene. 
Guardando questo stupendo paesaggio montano, mi tornava in mente un episodio, più che altro un flash di quando ero piccola; sarà stata forse la prima volta che i miei mi portavano a sciare, il mio babbo mi accompagnava al campetto scuola di sci e mi parlava di quest'immenso splendore e della magnificenza della natura di fronte alla quale l'uomo è così piccolo e a cui tanto rispetto deve. Allora forse non capì fino in fondo, ma nel tempo questo messaggio è germogliato e si è solidificato ed ora sta a me trasmetterlo ai miei bimbi.








I nani, beh loro sono stati una vera sorpresa, per essere due tipetti cittadini di origini marittime che non avevano praticamente mai visto la neve prima, due pelandroncelli poco inclini ad ogni tipo di fatica, se la sono cavata alla grande! 

Se il primo giorno io e Coso abbiamo impiegato almeno un quarto d'ora per ogni guanto che abbiamo infilato e poco meno per ogni scarpone, cosa che ha messo a dura prova la nostra scarsa pazienza, facendoci imprecare tutti i numi di questo mondo e quell'altro (" Lorenzo, Lorenzooooo! Concentrati, guarda cosa fai! Ma lo sai che sei più duro delle rocce di queste montagne?" "Cateeee, Cateeee, dai, ascoltami, provaci ancora, non ti scoraggiare, forzaaaa, Maremma Bona!"), giorno dopo giorno le cose sono andate decisamente semplificandosi e scavallata la metà della settimana i guanti e gli scarponi entravano al primo colpo. 

Fondamentale è stata la scuola di sci, tutti i maestri che ho conosciuto mi sono sembrati esperti, incoraggianti e sempre belli sorridenti. Il loro, Nicola, li ha inquadrati subito: "Signora, ma lo sa che suo figlio è tremendamente pigro?" "Ma nooooo, non mi dica, non lo sospettavo neanche!" e così per 2 o 3 giorni ha preso a chiamare Lorenzo salame, cosa che lo ha infastidito non poco, ma forse un po' è servita, perché poi il piccolo ha migliorato l'approccio e il maestro ha smesso di appellarlo così. Con Caterina invece ha adottato una tecnica diversa, l'adulazione, bastava dirle che era la migliore del corso e la gattina sciava come se non ci fosse un domani, ah le donne e la loro innata e immensa vanità! Già dal terzo giorno il loro gruppetto di mini sciatori ha iniziato a prendere la seggiovia e a scendere delle piste vere e proprie e da lì è stato tutto un crescendo, fino alla gara di fine corso in cui io francamente dubitavo persino che capissero la storia dello slalom e invece, con un po' d'aiuto, eccome se lo hanno fatto.









Sciare con loro mi ha divertito davvero tanto, anche perché loro si divertivano un sacco e i progressi che sono riusciti a fare in pochi giorni mi hanno talmente stupito, da farmi pregustare il momento forse non troppo lontano in cui potremo sciare insieme fianco a fianco giù per tutte le piste, come già facevano gli altri bambini del nostro gruppetto, poco più grandi di loro, che si riunivano a noi grandi dopo la scuola di sci. Tra l'altro ho scoperto che Coso scia come se non avesse fatto altro nella vita ed è stato buffo perché in così tanti anni questa cosa non l'avevamo ancora fatta insieme e io sono rimasta piuttosto sorpresa dalla sua abilità!



Terzo giorno, dopo scuola

 

Special thanks a Cristiano che è stato tostissimo e ha filmato tutti, ma proprio tutti, mentre scendeva da qualunque pista, comprese quelle con pendenze da capogiro.



Se i bimbi sono stati la meta di questa vacanza che principalmente era a loro rivolta, il mio babbo e la mia mamma ne sono stati il motore, sono loro che l'hanno proposta, promossa e supportata praticamente in corso di svolgimento e quindi poco poco si meritano una menzione speciale di sincero ringraziamento, perché senza questa spinta e questo aiuto questa settimana di svago, di cui anch'io -altro che i bimbi e basta!-ho tanto beneficiato, non sarebbe stata possibile.






Tre generazioni sugli sci: io e mia sorella Cecilia con Francesca e sua sorella Elena (stavolta non presente), ci conosciamo da tutta la vita e abbiamo iniziato insieme a sciare proprio qui a Madonna di Campiglio taaaanto tempo fa, ora sono i nostri complessivamente 5 figli che imparano sulle stesse piste al nostro fianco, mentre i loro nonni, seppur un po' più defilati e meno assidui di una volta, non demordono; ogni tanto li vedi spuntare da qualche parte mentre scendi dalle piste ed affiancarsi a figli e ai nipoti, tutti insieme come in una dinamica fotografia del ciclo della vita, in cui tutti giocano a turno un ruolo diverso.



Tempo splendido, temperature miti e un sole meraviglioso a illuminarci ogni giorno, una sola mezza giornata di nuvole in tutta la settimana ed erano belle anche quelle, perché portavano un'atmosfera diversamente magica a queste incantevoli montagne dolomitiche. 







Su questi monti dove d'inverno non tornavo da tempo, ma su cui negli ultimi anni ho avuto il piacere di visitare molte volte d'estate anche l'aspetto foodie è gratificante, questi sono posti in cui vanno messe in conto laute mangiate, che ci stanno tutte e ci stanno bene, perché qui l'appetito è sempre sotto stimolo e la cucina trentina non delude affatto, anzi i suoi piatti non solo sono ricchi e nutrienti, ma anche gustosi e appaganti.
I dolci poi, beh che ve lo dico a fare, sono goduriosissimi ed è molto difficile, direi quasi impossibile non cadere in tentazione!





Quando vengo qui, prima di tornare a casa faccio sempre un po' di scorte per portarmi a casa un po' di sapori del Trentino e regalarne qualche assaggio agli amici, ma ultimamente ho aggiunto al carrello della spesa anche dei libri di cucina del posto, così da potermi dilettare di tanto in tanto con qualche diversivo perfino quando sono in Toscana, quando ho un po' di nostalgia della montagna, o quando mi voglio coccolare, dato che molti dei loro piatti fanno tanto effetto confort food!

E infatti, appena rientrata a casa, non avevo ancora disfatto le valigie che già stavo impastando il primo strudel. D'altronde non potevo non cominciare da lui, una delle pietanze simbolo di questi luoghi, forse il più tradizionale nell'immaginario comune, il primo che vi assoceresti, ma non per questo il più banale, perché a guardar bene lo strudel possiede un'anima particolarmente ecclettica e le sue varianti, dal dolce al salato, dall'impasto al ripieno, sono quasi infinite.

Qui riporto una mia variazione sul tema di quello tradizionale, in cui semplicemente ho aggiunto dei mirtilli alle mele del ripieno e ho variato leggermente le dosi dell'impasto.
Si può accompagnare alla salsa di vaniglia, la panna non troppo montata non troppo dolce, a del gelato alla vaniglia e a molte altre cose ancora, seguendo il proprio gusto e il proprio estro.

Io, ve lo consiglio.

Guten Apetit!


STRUDEL DI MELE E MIRTILLI 

Ingredienti

PASTA TIRATA
200 gr di farina
100 gr di acqua, tiepida
1 cucchiaio di olio
1 cucchiaio di aceto bianco
1 pizzico di sale
olio per spennellare

RIPIENO
3 mele di media grandezza
125 gr di mirtilli freschi
80 gr di zucchero
50 gr di pangrattato tostato in 50 gr ca di burro
20 gr di pinoli
il succo di 1 limone
la scorza di 1 limone
1 pizzico di cannella

ALTRO
burro fuso per spennellare
zucchero a velo per spolverizzare
salsa alla vaniglia e/o panna montata per accompagnare

Procedimento

PER LA PASTA TIRATA
In una ciotola, mescolare la farina e l'acqua con l'olio, l'aceto e un pizzico di sale, poi impastare bene su un piano di lavoro fino ad ottenere un impasto liscio.
Spennellare la pasta con un po' d'olio e far riposare coperta a temperatura ambiente per circa 30'.

PER IL RIPIENO
Sbucciare le mele e tagliarle a fettine sottilissime. Aggiungere i mirtilli freschi, i pinoli e condire con il succo e la scorza di limone, lo zucchero e il pizzico di cannella.
In un padellino sciogliere il burro e tostarvi per qualche minuto il pangrattato.
In un'altra piccola padella sciogliere dell'altro burro (40-50 gr. ca).

PROSEGUIMENTO

  • Stendere sottilmente la pasta su un telo infarinato, passare le mani sotto  di essa e con i palmi rivolti in sù e tirarla ulteriormente fino a renderla finissima.
  • Stendere (per il senso della lunghezza) il pane grattugiato tostato nel burro su un terzo della pasta e adagiarvi sopra il ripieno di mele e mirtilli.
  • Spennellare i restanti 2/3 di pasta con il burro fuso sciolto separatamente e da solo e arrotolare il ripieno.
  • Adagiare lo strudel su una teglia ricoperta con carta da forno e spennellare la superficie con burro fuso.
  • Cuocere in forno precedentemente riscaldato a 180° per circa 35' o fino a quando lo strudel avrà assunto un bel color marroncino chiaro. Eventualmente, per dare maggior croccantezza alla pasta, potete spennellare lo strudel con il burro altre volte durante la cottura.
  • Far raffreddare e spolverizzare con lo zucchero a velo e servire eventualmente con salsa alla vaniglia o panna non troppo montata e poco zuccherata o,b se siete veramente ma veramente golosi, con entrambe.



(Ricetta ispirata dal libro STRUDEL della collana GUSTARE NELLE DOLOMITI, ed. ATHESIA).












Bisognerà tornare



2 commenti:

  1. Non si può non rimanere stregati da quelle montagne e quelle atmosfere, sciatori o no. Vien voglia di andare e perdersi.

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    1. Io ogni volta resto stregata da quelle montagne incredibili che nella veste invernale, devo ammettere, vivono una magia davvero speciale!

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